A cosa serve Saw X nel 2023? (2024)

Ho visto Saw X – una frase che in inglese suonerebbe molto più buffa, I saw Saw X – e alla fine della visione mi sono chiesto: perché? Ma soprattutto, per chi? Il franchise inventato da James Wan (e che a sua volta si è inventato James Wan come uno dei migliori registi in circolazione) compirà l’anno prossimo vent’anni, e nonostante pause più o meno lunghe (la peggiore: sette anni, tra il 2010 e il 2017) non ha mai smesso di sfornare episodi – l’ultimo il tremendo Spiral, una specie di spin-off in grado di suscitare un interesse pari a meno cinquantadue. Per cui l’uscita di un nuovo Saw è ormai una cosa che succede e che ho imparato a sopportare. Ma Saw X aveva fin dall’inizio l’aria di voler essere qualcosa di più. Il Vero Nuovo Saw (Dimenticatevi Gli Ultimi Due). Il film che segna per il franchise il passaggio alla doppia cifra, facendolo accomodare almeno numericamente a fianco di grandi classici tipo Halloween o Puppet Master. Il grande ritorno di Tobin Bell, l’Enigmista, il serial killer con un bizzarro codice morale, uno dei due motivi per il successo dell’IP insieme alle sue elaborate trappole di morte.

A cosa serve Saw X nel 2023? (1)

Per cui, e qui è colpa mia, immagino!, sono entrato in sala a vedere Saw X pensando che mi sarei trovato di fronte a un film coraggioso e nuovo, e ne sono uscito chiedendomi: perché? Ma soprattutto, per chi? Uscito nel 2004, Saw ebbe un successo clamoroso al botteghino ma riuscì anche a insinuarsi nell’immaginario collettivo e a fare il salto da “film che ha incassato tanto” a “pezzo importante e riconoscibile della cultura pop”. I giochi crudeli, il pupazzino sul triciclo, il registratore con lo scotch di carta con su scritto PLAY ME!, erano tutti elementi azzeccatissimi, di quelli che da soli portano un film a imprimersi indelebilmente sulla retina di chi lo guarda. E poi, e in più, e soprattutto, Saw uscì nel 2004. Ve lo ricordate Internet nel 2004? Era ancora di bronzo, non eravamo ancora entrati nell’Età del Ferro. Pensate che nel 2004 venne creato Facebook – Facebook! Saw uscì al cinema quando un social network che oggi è vetusto e sostanzialmente morto ancora doveva nascere. Vi ricordate rotten.com? Saw (e come lui altri film usciti in quegli anni, da Hostela Turistas a Wolf Creek) ci colpì così tanto perché era come andare su una versione socialmente accettabile di rotten.com. Sì certo, la storia, i colpi di scena, Cary Elwes e Danny Glover; ma nel 2004 guardavi quella roba perché ti dava l’autorizzazione di divertirti di fronte all’ultraviolenza fine a sé stessa. Perché le cose andavano ancora tutto sommato benino e vedere della gente torturata in maniera creativa ci sembrava un ottimo modo per passare il sabato sera.

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Dopodiché, con il senno di poi, è chiaro che l’idea di James Wan e Leigh Whannell andava al di là del semplice mostrare tanta violenza con abbondanza di dettagli. Già il primo film si poneva anche come una versione deviata e perversa di una qualche forma di dilemma morale: l’Enigmista non uccide perché è sadico o perché si diverte ma perché vuole impartire lezioni di etica e di vita alle sue vittime, scelte in quanto non semplici vittime ma prima di tutto carnefici. Nello specifico del primo film questo si traduceva di fatto in un paio di vendette compiute da un malato terminale nei confronti di chi secondo lui non aveva fatto abbastanza per curarlo (o che comunque lo aveva ignorato nel suo dolore, de-umanizzandolo), ma con il passare dei capitoli il discorso si allargava, trasformando l’Enigmista in una figura quasi messianica, alimentandone il mito e rendendolo un personaggio tanto più interessante quanto meno lo diventavano i film di cui era protagonista e villain principale.

È una saga strana, Saw, che vive all’ombra di un personaggio malato di cancro al cervello e che quindi sparisce dalla circolazione già all’altezza del terzo capitolo, ma che non smette mai di far sentire la sua ingombrante presenza. I film sono peggiorati anno dopo anno, crollando verticalmente dopo il terzo, ma il simbolo del franchise non ha mai perso la sua potenza. Alla lunga ci siamo un po’ stufati delle trappole e della tortura e della gente che si strappa gli occhi con un cucchiaino per sopravvivere, e di Saw è sopravvissuto solo il mostro. È il motivo per cui nella sua assurdità persino Jigsaw aveva i suoi momenti, e la causa del fallimento di Spiral, che non parla più di John Kramer ma di un suo emulo. Per questo sono entrato a vedere Saw X con almeno un pizzico di speranza: quanto potrà andare male, mi dicevo, se almeno c’è Tobin Bell?

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Ora, un’altra delle ragioni del successo di Saw, quella più subdola e inconscia, è che si tratta di film che manipolano la nostra empatia. Ci mostrano gente indifesa in situazioni orrende, e noi tifiamo per loro. Poi ci spiegano perché si trovano in quelle situazioni orrende, e un po’ ti sale qualche dubbio. Fanno di tutto per dimostrarti che John “L’Enigmista” Kramer non ha proprio tutti i torti, e sottilmente ti spingono a schierarti almeno un po’ dalla parte di un sanguinario torturatore seriale. Dopodiché il personaggio è troppo estremo per fare il salto definitivo e diventare l’antieroe della saga, ma il bello di Saw è sempre stato questo suo danzare sul filo, questo suo tentarti in continuazione ad ammettere che tutto sommato questo Enigmista ha fatto anche cose buone; che ci sia del metodo nella sua follia.

Saw X è un film interamente costruito intorno all’idea di farti empatizzare fino in fondo con John Kramer, che qui è per la prima volta indiscutibilmente il protagonista, il buono, la final girl di questo slasher in cui tutto funziona al contrario. È un film buonista, maledizione alle maledizioni. Sembra fatto apposta per invogliarti a riguardare l’intera saga alla luce di certe rivelazioni e di questa minuziosa decostruzione e ricostruzione di un personaggio che non sono sicuro avesse bisogno di questo trattamento. In questo ricorda un po’ quanto fatto da Rob Zombie con le sue due versioni di Halloween, nelle quali cercava di umanizzare e giustificare (o quantomeno farci comprendere) le azioni di quella che nei film originali era una forza della natura senza morale né bisogno di motivazioni psicologiche complesse.

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John Kramer aveva motivazioni psicologiche complesse, ma era roba da squinternato, quasi cristologica, i deliri di un tizio sadico con un tumore al cervello ormai incurabile che si era messo in testa di dover riformare il mondo prima di abbandonarlo. Con Saw X, John Kramer diventa definitivamente una persona. Sempre sadica, certo, creativa quando si tratta di inventarsi modi per ammazzare male altra gente. Ma una persona. Cattiva, cattivissima! ma non cattivissima quanto i veri cattivi. Pensar male dell’Enigmista versione Saw X è victim blaming.

La storia è: John Kramer ha pochi mesi di vita a causa di un cancro al cervello. Viene a sapere di una costosissima cura sperimentale semi-illegale, che viene somministrata in clandestinità perché Big Pharma non vuole che arrivi nel mainstream, visto che trattasi di panacea che ammazzerebbe il loro mercato. Qui c’è forse l’unico vero guizzo di Saw X: scopriamo che John Kramer è un complottista che crede senza esitare un istante a questa storia di Big Pharma che nn cielo dikono, ed è interessante come il film ci dica in sostanza che c’è un legame molto evidente tra questo e il fatto che sia un tizio che ha deciso di farsi giustizia da solo perché si è sentito abbandonato dalle istituzioni. Non è come Dexter che uccideva per sfogarsi e si nascondeva a fatica dietro la giustificazione “io ammazzo solo altri serial killer”: l’Enigmista è un vigilante più creativo della media, e quindi è anche uno che crede alle cospirazioni di Big Pharma. Poi ovviamente la cosa viene buttata lì, mai problematizzata o affrontata e presto dimenticata. Ma sono una decina di secondi molto soddisfacenti per il cervello.

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Poi va tutto a ramengo. John contatta la dottoressa illegale, e vola in Messico per farsi operare. Qui scende dall’aereo e viene sommerso da un filtro arancione: siamo indubbiamente in Messico. Lo operano, ma lo operano davvero? L’intera faccenda, scopre a sue spese il povero Kramer, è una truffa molto ben organizzata. John decide quindi che è arrivato il momento di vendicarsi, e arruola la sua allieva Amanda (il film è ambientato tra il primo e il secondo capitolo, se vi interessa questa roba della continuity) per rapire tutti i responsabili della fregatura e sottoporli ai suoi intricati giochini.

È dura a quel punto non tifare almeno un pochino per lui. I vecchi Saw giocavano anche con il mistero, e scoprire perché quelle persone fossero in quelle stanze della tortura era parte del fascino. Saw X ha più che altro la struttura di un rape & revenge dove il rape è sostituito con una finta operazione al cervello. È una storia di vendetta e presentata in quanto tale: non c’è alcuna vera sfida, cioè, è chiaro che John Kramer resta un pazzo criminale omicida e sadico, ma il film fa il possibile e l’impossibile per farci capire che questa volta ha per le mani della gente che è forse peggiore anche di lui.

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E quindi assistiamo a dubbi e dilemmi, a esitazioni e a momenti di dolore e smarrimento, conosciamo un John Kramer inedito e mai visto prima per degli ottimi motivi. Saw X ci dice un sacco di cose che non volevamo sapere! Ci serviva davvero Grandpa Kramer? A quel punto rimangono solo le trappole, gli omicidi creativi, la p*rnografia del corpo umano che si sfascia. E in questo il film di Kevin Greutert regala anche qualche bel momento, intendiamoci; ma se ne sentiva davvero il bisogno? Non voglio scadere nel qualunquismo ma ho l’impressione che nel 2004 fossimo molto più sintonizzati con l’idea del divertirci guardando degli attori perdere pezzi o segarsi gli arti; che magari nel 2023 siamo un po’ più anestetizzati di allora, e non abbiamo tutta questa voglia di farci scioccare in questo modo.

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Ma magari questo sono io e non il film, cioè: se al contrario l’idea di vedere tre o quattro trappoloni old school vi stuzzica, Saw X contiene il minimo indispensabile per farvi tornare a casa soddisfatti. Non c’è nulla che non abbiate già visto, ma forse è proprio questo che cercate. Io continuo a chiedermi se ci fosse davvero bisogno di farci conoscere il lato tenero di John Kramer cancellando così ogni traccia di mistero dal suo personaggio, e continuo a chiedermi: perché? Ma soprattutto, per chi?

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Stanlio Kubrick

Scrivo di cinema, in particolare quello con i mostri, le esplosioni e i calci volanti, da prima della crisi dei mutui subprime del 2008. Ho scritto anche dei libri sull'argomento insieme al resto della redazione dei 400calci. Traduco libri, organizzo eventi e parlo anche, quando me lo chiedono. Ho persino lavorato alla scrittura di un gioco di ruolo fantasy-satirico, giusto per non farmi mancare nulla.

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